Lettori fissi

venerdì 16 aprile 2010

abortire in Vaticano….flavia amabile

questa non è davvero una bella storia…una delle storie che mi piace raccontare e condividere con voi

dire che sono sconcertata è dire poco…
riporto semplicemente  l’articolo della Stampa di ieri lasciando che ciascuno tragga le proprie conclusioni

 

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Abortire in Vaticano
La storia di una donna che trova le pillole per interrompere la sua gravidanza nella farmacia del Papa

FLAVIA AMABILE

A volte anche i dubbi sono un lusso. Non ne ha avuti Alina, 34 anni, quando ha varcato la soglia della Farmacia Vaticana per abortire. Vaticana, sì, non è un errore: è andata proprio all'interno delle mura dei più fieri nemici dell'interruzione di gravidanza per procurarsi le pillole di cui aveva bisogno. Ha dato uno sguardo rapido all'ampio negozio, scelto la fila più breve e atteso con pazienza il suo turno. 

Non c'è da avere dubbi
quando hai un passaporto romeno in tasca, due o tre lavori - tutti clandestini - e una famiglia da mantenere, sorelle e nipoti compresi. E' una scelta tra vite. E Alina sa bene qual è la sua. E' arrivata a Roma quattro anni fa con il marito: in Romania non c'è lavoro. In Italia nemmeno ma, a sapersi accontentare e a non avere pretese di cittadinanza o contributi, qualcosa si può guadagnare, assicurano gli amici. 

Lui viene subito preso
da un piccolo costruttore a fabbricare cemento e riverniciare interni di case. Lei a pulire appartamenti, a volte anche uffici, i suoi preferiti: nessuno si sogna di protestare se il pavimento non è lucido di cera o se non toglie la polvere dietro i mobili ogni giorno. 

Una vita da fantasmi,
del tutto inesistenti. Eppure insieme riescono a mandare a casa anche mille euro al mese. Per la famiglia è la salvezza. Alina e il marito hanno due figli maschi di 10 e 8 anni. Con quei soldi vanno a scuola, si vestono, mangiano. Con gli stessi soldi vivono il nonno e la nonna, troppo anziani per lavorare, la sorella di Alina, i suoi due figli e il marito invalido. 

Quando quest'inverno Alina
ha capito di essere incinta ha pensato a loro. Non aveva scelta: portare avanti la gravidanza per un fantasma come lei vuol dire perdere tutto. Nessuno dà un lavoro in nero a una romena incinta, le si chiede di farsi un attimo da parte, partorire e poi ricominciare da capo a bussare alle porte per trovare altre case e uffici da pulire. Quanti mesi di stipendio persi? Sette, otto, dieci? E poi chi allatta il bambino? E se non lo allatta lei chi ha i soldi per comprare il latte? E alla fine perché fare ancora un figlio per disfarsene subito dopo e nemmeno vederlo crescere? 

Una donna fantasma non ha un medico di famiglia
e l'assistenza sanitaria soltanto se in pericolo di vita o in particolari casi. L'aborto dovrebbe essere compreso ma con i tempi che corrono presentarsi in ospedale e far emergere la propria vita è troppo rischioso. Meglio ascoltare i consigli di chi ne sa più di lei. Nel Lazio una donna su tre che abortisce è originaria dell'Est, molto spesso romena. Il metodo è sempre lo stesso, il fai-da-te: alcune pillole di un farmaco usato per curare l'ulcera gastrica e duodenale contengono prostaglandine, lo stesso principio della seconda pillola somministrata nel protocollo della Ru486, quello che provoca l'espulsione definitiva. 

Le sudamericane ne sono
fra le più grandi consumatrici, lo hanno ribattezzato l'aborto-express. Le cinesi lo usano in quantità industriali e ne arrivano casse intere nel nostro Paese nascoste tra altre merci. Tutte fanno finta di non sapere quanto è pericoloso prenderlo senza controllo. In Italia costa 13,90 euro e si vende in tutte le farmacie ma proprio per evitare abusi bisogna presentare una prescrizione di un medico di famiglia non ripetibile e nominale. 

Alina non ha medico di famiglia
, e non può sperare nella compassione di qualcuno. Ci sarebbe il mercato nero ma costa il doppio ed è meno sicura. Vai a fidarti di quello che ti vendono, una rom è morta a dicembre proprio dopo aver preso le pillole acquistate chissà come. La soluzione arriva un pomeriggio quando le sembra di non sapere più come fare.
Può andare in Vaticano, dove nessuno immaginerebbe di doversi recare per interrompere la propria gravidanza, le assicurano. Le basterà presentare il passaporto subito oltre la porta Sant'Anna, far vedere di avere una prescrizione di un medico con un farmaco qualsiasi scritto sopra e non intestata a lei. A volte va bene anche un foglio bianco di uno studio medico. A volte nemmeno guardano questo foglio i dipendenti della Santa Sede. Al suo danno una rapida scorsa, le consegnano un pass e le indicano la strada per la farmacia.

A volte anche i dubbi sono un lusso.
Alina sa che cosa significa assumere questo farmaco. Basta uno sbaglio minimo nelle dosi ed è spacciata. Pensa ai suoi figli, si fa il segno della croce e posa 14 euro sul bancone. Una farmacista dal capello liscio e lo sguardo lontano apre un cassetto, prende una scatola e gliela porta. "La prescrizione del medico? Può tenerla? E ecco il resto". Alina conta i soldi, pensa ad un errore, ma rispetto alle farmacie italiane in Vaticano l'aborto-express non solo è libero ma costa un euro e settanta centesimi in meno.

3 commenti:

  1. Sconcertatissima e sbalordita Lore...non ho parole veramente per commentare questo post.

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  2. Ciao Lore, ieri ho postato un commento ma vedo che non c'è.
    Volevo dire che non avrei mai immaginato che potesse succedere una cosa del genere, si resta veramente raggelati.

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  3. Il mondo degli invisibili... E'...raggelante.

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